Raccontare un’esperienza profonda è sempre difficile perché ogni volta che il testo sembra concluso, nel rileggerlo si ha l’impressione di non essere riusciti a dire tutto, come se le parole non avessero la forza sufficiente.
Siamo una giovane coppia di Saronno, Chiara di 24 anni e Simone di 29. A settembre siamo stati a trovare Oscar e Laura nella loro missione di Santa Cruz della Sierra, Bolivia, dove da quasi dieci anni aiutano i migranti (in genere donne sole con figli, ma più recentemente anche famiglie) a trovare una sistemazione dignitosa, dando loro un appoggio concreto come vitto, alloggio e cure mediche, ma nella prospettiva di renderli indipendenti e in grado di mantenersi. È sempre con questa filosofia, di aiutare le persone a crescere, che è stato lanciato il nuovo progetto delle universitarie: ragazze provenienti dai villaggi limitrofi a Santa Cruz, dove Oscar e Laura sono punto di riferimento per le più diverse necessità, alle quali viene offerta la possibilità di un corso di laurea che le aiuterà a trovare un lavoro.
La nostra scelta di partire è stata dettata dalla mia voglia di tornare a trovare degli amici, ma soprattutto dalla volontà comune di vivere come coppia un’esperienza che nell’agosto 2006 mi aveva segnata profondamente e della quale parlavo a Simone dal momento in cui, tre anni e mezzo prima, ci eravamo conosciuti. La prima cosa, come spesso accade quando si ha la prospettiva di andare in missione è chiedere che cosa si dovrà fare. Con molta tranquillità Oscar ci ha risposto che avrebbe voluto farci dipingere, e nonostante il primo stupore di Simone, la cosa ci è piaciuta molto. Più volte ci siamo chiesti se non ci fosse qualcosa di più utile da fare, come costruire muri o zappare la terra, ma vista la mia precedente esperienza col machete nel vano tentativo di tagliare l’erba, mi sono convinta che decisamente dipingere era quello che entrambi sapevamo fare meglio. Fu così che abbiamo dipinto l’esterno della nuova biblioteca del centro “La Sonrisa” e l’interno della biblioteca del centro nuovo, “La Fabbrica della Sonrisa” e le figure di San Giuseppe col Bambino e della Madonna di una chiesa in foresta, che Oscar, accolta la richiesta del villaggio, stava aiutando a costruire. Lavorare nella foresta è un’esperienza unica, soprattutto perché consente il contatto diretto con la gente, che rinunciava al proprio pranzo pur di offrilo a noi che “eravamo venuti per loro”. Al termine dei lavori è accaduto qualcosa che ci ha impressionato profondamente: tutto il villaggio è venuto a guardare l’opera finita e nonostante l’abitudine a vedere approvato il lavoro (siamo di professione decoratori) non ci era mai capitato l’episodio che segue. Tra i presenti c’era un’anziana signora che ci ha chiesto da dove eravamo venuti e quando saremmo tornati; abbiamo spiegato che eravamo connazionali di Oscar e che saremmo tornati certamente, ma non potevamo ancora dire quando. Allora lei ci ha guardato negli occhi e ci ha detto che probabilmente sarebbe morta presto, e dunque prima di morire doveva fare una cosa importante: ringraziarci per quello che avevamo fatto per lei e la sua comunità. Mai un ringraziamento era stato più sincero e commovente tanto che io e Simone non sapevamo cosa dire. Questa é stata la prima grande lezione che abbiamo imparato: non è necessario saper fare grandi cose per rendere felice qualcuno, basta fare al meglio quello che è già nelle proprie capacità. La Bolivia ci ha poi messo in crisi con la povertà estrema di molta gente, costretta a vivere nelle capanne di fango senza acqua e medicine. Dopo quasi un mese tornare in Italia è stato per entrambi un shock, per la prima volta (per Simone e la seconda per me) abbiamo cominciato a leggere lo spreco della nostra società che si lamenta di non poter avere il superfluo del superfluo e non si accorge di ciò che è veramente importante. Insieme abbiamo deciso di ricordarci a vicenda, specialmente quando il quotidiano tende a prendere il sopravvento, di quanto abbiamo visto e vissuto per rimanere fissi sulle cose vere. Questo mese passato con Oscar, Laura, William e Corinne ha reso il nostro legame di coppia ancora più profondo e come al solito un enorme grazie è davvero poco, perché tornando si ha sempre l’impressione di aver ricevuto molto di più di quanto si è dato.
Chiara e Simone