23 ottobre 2022 – Giornata missionaria mondiale

Si celebra oggi in tutta la Chiesa e ha per tema: “Di me sarete testimoni” (At 1,8): la Giornata missionaria mondiale è per noi uno degli eventi centrali dell’anno, rappresenta un momento di festa e di riflessione, oltre che un’occasione unica per dire grazie a chi, come Oscar e Laura, dall’altra parte del mondo spende la propria vita per il prossimo.

Quest’anno, come augurio e come spunto di riflessione per il tema proposto, vogliamo proporvi l’omelia che il nostro don Andrea Rabassini ha preparato per le S. Messe di questo fine settimana.

Letture: At 13,1-5a; Rm 15,15-20; Mt 28,16-20

Più che dalle letture proposte dalla liturgia di oggi, la mia riflessione è stata guidata dal “titolo” che è stato scelto per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno:

«Di me sarete testimoni».

Nel Vangelo di oggi abbiamo ascoltato l’ultimo dialogo di Gesù risorto con i discepoli, così come riportato da Matteo. Abbiamo sentito il mandato a battezzare e fare discepoli tutti i popoli, ma soprattutto abbiamo ascoltato quella bellissima rassicurazione:

«Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Le parole scelte per fare da sfondo alla giornata missionaria di quest’anno arrivano invece dagli Atti degli Apostoli: il contesto è lo stesso (dialogo tra Gesù e i discepoli prima dell’ascensione) ma Luca rimarca di più la dimensione della testimonianza.

Commentando queste parole di Gesù, Papa Francesco, nel Messaggio scritto in occasione di questa giornata, dice:

«ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. […] È Cristo, e Cristo risorto, Colui che dobbiamo testimoniare e la cui vita dobbiamo condividere. I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli» (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022).

Non me ne voglia San Matteo, ma preferisco la sottolineatura fatta da San Luca.

Se “calchiamo” troppo la mano sui sacramenti (che sono sicuramente importanti) corriamo il rischio di “relegare” la missione tra le “cose dei preti e delle suore”.

Se invece, come fa Luca negli Atti, mettiamo al primo posto la testimonianza di vita, la missione diventa “cosa di tutti” e “di tutti i giorni”.

[…] È capitato per esempio ai miei amici Oscar e Laura, marito e moglie, genitori di due splendidi ragazzi (William e Corinne), e missionari da quasi 30 anni.

In che cosa consiste la loro missione?

Accolgono e accompagnano ragazze madri, aiutandole a prendere sempre più consapevolezza della loro dignità di persone e del loro ruolo di prime educatrici dei loro bambini. Ma accolgono e accompagnano nel percorso di studi universitari anche ragazze originarie delle “comunità rurali”, cioè di piccoli villaggi ai margini della foresta, che non offrono molte prospettive di crescita e di sviluppo. Il loro impegno ha già portato una decina di ragazze a coronare il loro sogno; e non si tratta solo di poter trovare un lavoro, o una professione, che faccia “guadagnare bene”, quanto piuttosto di poter avere gli strumenti giusti per aiutare anche le loro comunità di origine a migliorare le loro condizioni di vita.

Tra tutte le storie che ho avuto la grazia di incrociare in questi anni, quella che mi ha più colpito è stata quella di una ragazza universitaria, neo laureata in farmacia.

Lascio a lei il compito di raccontarsi, attraverso la lettera che ha voluto consegnarci al termine del suo percorso di studi.

«Buongiorno, […] sono nata in Bolivia, nella regione di Santa Cruz; ho 24 anni e mi sono da poco laureata in “Farmacia” .

Ho scelto questa facoltà con l’obbiettivo di aiutare la mia famiglia, in particolare mia madre e i miei fratelli. Appartengo a una famiglia umile, che ha sempre dovuto affrontare tante difficoltà, ma che ha saputo sopportare tutto e ha potuto andare avanti.

Ho conosciuto l’Hermano Oscar da bambina, quando mia madre, stanca e impaurita dalle aggressioni di mio padre, chiese aiuto al Centro “La Sonrisa”.

Ricordo gli anni di permanenza nel Centro d’Accoglienza come uno dei momenti più belli della mia infanzia, dove mia madre e i miei fratelli erano sereni e sicuri, dove avevamo un tetto, cibo, non ci mancava niente.

Quando i miei fratelli erano cresciuti, con l’aiuto della Missione ci spostammo in una casetta. Dopo un po’ di tempo purtroppo riapparve mio padre e ricademmo tutti nel tormento nel quale vivevamo prima.

Dai 14 ai 16 anni lavorai per potermi pagare le spese di trasporto a scuola e di alimentazione. Quando mancavano gli ultimi due anni per finire le superiori decisi di cercare aiuto. Volevo finire il Liceo e volevo fare l’università. Da sola non ce l’avrei mai fatta. Cercai l’Hermano Oscar e gli chiesi di poter rientrare nel Centro.

Ricordo la felicità quando mi disse che mi avrebbero accolto di nuovo.

Il tempo passava veloce, terminai il Liceo, mi preparai con impegno per gli esami di ammissione all’Università.

Li superai e passai dalla “Sonrisa” all’altro centro, condividendo il sogno di un futuro migliore insieme ad altre ragazze della mia età.

Durante la mia permanenza nella missione ho imparato tante cose, sono maturata, ho iniziato a suonare la chitarra, con la quale accompagno i canti durante la celebrazione della Liturgia fatta dall’Hermano Oscar.

Alla fine del 2021 abbiamo scoperto che mia madre era ammalata di cancro al collo dell’utero. Durante l’operazione di isterectomia si fecero varie biopsie che purtroppo evidenziarono che il cancro si era esteso.

Si programmò la prima chemioterapia. Era passata la prima settimana e tutto andava bene, finché una mattina mia madre si svegliò con febbre e con un dolore nella parte bassa dell’addome. Fu difficile raggiungere l’ospedale perché viveva in un quartiere della periferia dove il flusso di veicoli è quasi nullo.

Per di più, in Ospedale la lasciarono in attesa per un giorno e mezzo!

Mia madre è morta per shock settico, a causa di un’infezione urinaria!

Adesso mi sono rimasti solo i miei fratelli: due maschi e una femmina.

Purtroppo non conosciamo la famiglia di mia madre perché non voleva mai parlare del tema. Sappiamo solo che sua madre morì quando lei era molto piccola e che suo padre la regalò a persone sconosciute.

L’Hermano Oscar mi ha aiutato a superare ogni momento difficile che si è presentato nelle diverse tappe della mia vita. Lui è una delle colonne portanti in ogni decisione che ho preso e grazie agli aiuti che arrivano dall’Italia io e molte ragazze della missione possiamo andare avanti e realizzare un sogno!

“Queste donne boliviane” vi ringraziano, vi sono profondamente riconoscenti per tutto l’appoggio che ci avete offerto.

I miei più sinceri saluti.

Un abbraccio

Buona giornata missionaria a tutti!

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Categorie: Iniziative