Riportiamo di seguito le parole di Oscar e Laura, scritte per il volantino 2020-2021 Tessitori di fraternità:

Sono passati 18 anni dal nostro arrivo in Bolivia. Seguendo il suggerimento del vescovo locale, abbiamo concentrato da sempre le nostre forze sulla figura della donna e abbiamo dato forma a due opere: La Sonrisa, che accoglie donne e bambini con situazioni a rischio e si preoccupa della loro formazione e crescita umana, e La Fabrica de la Sonrisa, che ospita giovani diplomate provenienti da comunità rurali e permette loro di frequentare l’università di Santa Cruz de la Sierra.
Fin dagli inizi abbiamo avuto un’attenzione particolare proprio per le numerose comunità che si trovano nella foresta attorno alla città, cercando di promuovere la fratellanza, l’intraprendenza e la voglia di dare vita a un’idea, a un sogno. Negli anni abbiamo costruito tre cappelle, un mulino e dato vita a una piantagione di papaye e alberi da frutto.

Il 2020 è stato un anno molto difficile, iniziato con un’importante epidemia di dengue, una malattia acuta febbrile di origine virale, trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zanzare infette. Avendo chiara la gravità della situazione, ci siamo impegnati per cercare di prevenire eventuali casi all’interno delle nostre opere e abbiamo organizzato frequenti fumigazioni, abbiamo utilizzato repellenti e abbiamo eliminato qualsiasi possibile incubatoio di zanzare.

Purtroppo è stata una battaglia persa: nel giro di tre mesi ci siamo ammalati quasi tutti, donne incinta e neonati compresi. Ci sono stati momenti difficili, con tanta stanchezza  e il timore che alcune situazioni degenerassero. La nostra Chiara, una bimba di 5 anni con la sindrome di down, in quel momento era in condizioni molto gravi e non sembrava in grado di superare la malattia.  È rimasta in ospedale per tanto tempo con febbre altissima e alto rischio di emorragie interne.

Con un’epidemia di dengue ancora in corso, nel mese di marzo è arrivato anche il Covid-19. Il governo, cosciente della forte debolezza del proprio sistema sanitario, ha  imposto quasi immediatamente una quarantena rigida. Per più di tre mesi le persone che di solito ci appoggiavano non avrebbero potuto raggiungerci ed è stato veramente difficile riuscire a gestire tutto 24 ore su 24. Recuperare gli alimenti per  le nostre mamme e bambini era diventato assai complicato, visto che non si potevano utilizzare mezzi di trasporto. Come in tutti i Paesi, anche qui le scuole hanno dovuto chiudere. I bimbi però non hanno mai smesso di studiare: per consentire ai bambini di proseguire il programma dell’anno, ogni venerdì ci si poteva recare in collegio per avere nuove indicazioni dal professore e per consegnare i compiti della settimana precedente.
Nel centro La Sonrisa, in queste condizioni, è stata una sfida riuscire a intrattenere tutti e continuare a proporre attività  per il proseguimento del cammino di formazione delle madri. I bambini erano dispiaciuti di non poter raggiungere un parco giochi, mentre prima era consuetudine organizzare quasi ogni settimana una giornata ricreativa. Tuttavia siamo riusciti a riconquistare il loro abituale entusiasmo organizzando minuziosamente i loro compleanni (ce ne sono sempre due o tre ogni mese). Abbiamo dovuto recuperare tanti materiali (gomma eva, cartoncini, fogli colorati, ecc.), ma grazie alla fantasia e intraprendenza delle mamme siamo riusciti a riconquistare i loro “sorrisoni”! Ed è nata la moda dei supereroi e delle principesse!

Nel mese di settembre è ritornata la professoressa di taglio e cucito e sono ricominciate con entusiasmo le lezioni di sartoria. Seguendo nuovi modelli e utilizzando tessuti che eravamo riusciti a comprare prima dell’inizio della quarantena, è iniziata una nuova tappa di produzione!
Questo periodo è stato difficile per tutti. Molte donne che erano state con noi negli anni passati e famiglie delle comunità rurali ci hanno chiesto aiuto. Il lockdown, infatti, è quasi insostenibile per le persone che vivono con un lavoro informale e non hanno risparmi a cui attingere.  Li abbiamo appoggiati costantemente con alimenti e medicinali, a seconda delle situazioni.

Anche l’università si è dovuta fermare. Solo alla fine del mese di luglio sono ricominciate le lezioni, organizzate in modalità a distanza e con cadenza diversa a seconda delle differenti facoltà. Nei mesi di quarantena rigida le nostre studentesse del centro La Fabrica de la Sonrisa sono tornate nelle loro comunitá, rispettando le norme imposte, per poter giustamente aiutare le loro famiglie che erano preoccupate e le volevano accanto. Purtroppo da quando è iniziata l’epidemia alcune ragazze si sono ammalate. Come si sa, all’interno di una famiglia il contagio è difficile da controllare e un genitore in particolare ha passato momenti davvero delicati. Anche in questo caso siamo riusciti comunque a rimanere sempre in contatto con tutti rispondendo alle emergenze e ai bisogni che di volta in volta si presentavano.
In agosto è iniziato nuovamente il movimento ne La Fabrica de la Sonrisa. Ci si è organizzati per turni, mettendo rigorosamente in atto tutte le misure di disinfezione e prevenzione e richiedendo alle ragazze molta responsabilità nel loro comportamento dentro e fuori il centro d’accoglienza. Gerardine avrebbe dovuto laurearsi come Assistente Sociale quest’anno, ma l’epidemia di Covid-19 ha fatto slittare tutto di almeno sei mesi. Entro la fine di novembre, se tutto andrà bene, sarà riuscita a passare gli ultimi due esami che le mancano per concludere il piano di studi e nella prima metà del 2021 presenterà la tesi di laurea.
Le studentesse appartenenti a facoltà legate alle Scienze della Salute hanno invece avuto la possibilità di non perdere il primo semestre del 2020 e di dare una mano al sistema sanitario nazionale, collassato a causa dell’epidemia. Non solo hanno potuto sopperire alla mancanza di personale medico sanitario, ma hanno fatto un’importante esperienza professionale e umana, che verrà riconosciuta dalle rispettive facoltà come l’equivalente dell’anno di stage presente nel piano di studi.
Una delle nostre “dottoresse”, Elda, ha lavorato in un reparto Covid-19 della periferia di Santa Cruz. Questa è stata per lei un’esperienza molto importante, che le ha fatto apprezzare ancor di più l’impegnativa scelta di studiare medicina. Anche se quest’esperienza l’ha resa ancora più indipendente, ci ha confidato la volontà di continuare negli studi e di portare a termine la specializzazione ne La Fabrica de la Sonrisa perchè solo lí si sente veramente a casa.

A livello mondiale il 2020 è stato un anno difficile che ha implicato perdite dolorose per tante famiglie e un’importante crisi economica in quasi tutti i Paesi. Anche in Bolivia molte persone hanno perso la vita, tante altre sono rimaste senza lavoro e purtroppo il futuro riserva ancora molta incertezza. Come riflesso di questa situazione, rispetto agli anni passati è aumentata la richiesta per accedere a La Fabrica de la Sonrisa il prossimo anno.
Anche la piantagione di papaye ha sofferto molto, prima per i disordini sociali degli ultimi mesi del 2019 e poi per la lunga quarantena del 2020. Per noi missionari gli spostamenti sono stati impossibili per interi mesi, non si è potuto contare sull’aiuto delle studentesse universitarie e nemmeno su quello degli amici che ogni anno vengono dall’Italia per fare un periodo di esperienza di missione e che si mettono a disposizione per pulire il campo, concimare, seminare o semplicemente per trascorrere momenti di condivisione con la gente del posto. Fortunatamente le piante di mandarini e avocado piantate a fine 2019 stanno crescendo bene e tra circa tre anni daranno abbondanti frutti. Le papaye, invece, hanno sofferto a causa di una malattia virale che è riuscita a propagarsi per buona parte della coltivazione. Le piante malate sono già state sostituite da “giovani” piantine. C’è stato un raccolto assai limitato che ha comunque dato sollievo ad alcune persone che aiutano sul posto.
Abbiamo sempre più bisogno del vostro appoggio per poter portare avanti la missione, per aiutare le giovani studentesse delle comunità rurali e per accogliere le madri e i bambini che si ritrovano in situazione di povertà o emarginazione. Speriamo di avere i fondi per poter terminare il tetto del magazzino della piantagione di papaye e per poter comprare un tagliaerba per facilitare la pulizia e la prevenzione della piaghe.
Sono tante le difficoltà. È stato un anno estenuante, ma guardando gli occhioni di Diana, l’ultima bebè nata nel centro La Sonrisa, non possiamo che crederci ancora e affidarci al Signore.

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